La prevalenza media della demenza nelle persone con più di 65 anni è intorno al 5 % e raddoppia approssimativamente ogni 5 anni d'età sino agli 85 anni.
La malattia di Alzheimer è la forma di demenza più frequente nei paesi occidentali (50 %) mentre la demenza vascolare rappresenta la seconda causa (10-20 %). Altre forme di demenza degenerativa, come la demenza fronto-temporale, sono circa il 10 %. Circa il 10 % è secondario a malattie potenzialmente reversibili. La malattia di Alzheimer è una sindrome ad andamento cronico degenerativo caratterizzata dalla perdita di più funzioni cognitive […] di entità tali da interferire con le usuali attività sociali e lavorative della persona.
Nonostante l'enorme mole di studi e gli ingenti finanziamenti per la ricerca, non sono ancora note le cause precise della malattia di Alzheimer cosiddetta "sporadica", anche se è stato ipotizzato un fattore di rischio genetico legato all'allele epsilon 4 dell'apolipoproteina E sono, invece, note le alterazioni genetiche responsabili delle rare forme familiari ad insorgenza precoce ( il 2% circa dei casi). Meglio noto è il meccanismo patogenetico della malattia dovuto al danno delle cellule cerebrali nelle diverse forme di demenza degenerativa: malattia di Alzheimer e demenza fronto-temporale. Quest'ultima si manifesta, all'inizio, non con una perdita di memoria -come l'Alzheimer- ma con disturbi del linguaggio o con disturbi comportamentali.
Per quanto riguarda la terapia, non esistono ancora farmaci risolutivi e quelli attualmente disponibili hanno una efficacia limitata, anche se in alcuni casi possono stabilizzare la malattia rallentandone la progressione.
I malati di demenza sono oggi in Italia circa 900.000 (studio EURODEM) e, in occasione della quattordicesima Giornata Mondiale dell'Alzheimer del 21 settembre scorso, il Ministro della Salute Livia Turco ha ribadito l'impegno del Governo e ha promesso un incremento dei fondi per l'assistenza domiciliare. In Francia il Presidente Sarkozy ha parlato della demenza come di una priorità nazionale ed ha istituito una commissione di studio per la realizzazione in tempi brevi di un piano Alzheimer. Anche in Francia l'obiettivo principale è quello di aumentare l'offerta di servizi domiciliari in considerazione del fatto che oltre il 70% dei malati è assistito a domicilio.
Sia in Francia che in Inghilterra (ma verosimilmente anche in Italia) la metà dei casi di malattia non è diagnosticato, ad indicare che resta ancora molto da fare in tal senso. Trattandosi quasi sempre di persone anziane, la diagnosi non viene fatta in quanto il deterioramento cognitivo viene attribuito al fisiologico invecchiamento cerebrale. La diagnosi precoce rimane tuttavia non solo un diritto prioritario del malato, ma anche l'unica possibilità per un tentativo di terapia farmacologica e per poter organizzare un programma di assistenza individualizzato. Le alterazioni anatomopatologiche del cervello possono precedere anche di decenni l'inizio della sintomatologia clinica, mentre la diagnosi viene fatta in media dopo 2-3 anni la comparsa dei primi sintomi quali i disturbi di memoria, ma anche quelli del linguaggio o del comportamento. Sebbene molto si sia cercato di fare, per una piccola associazione come la nostra le sfide rimangono ancora tante. Le situazioni evolvono e le esigenze cambiano nel corso degli anni anche in conseguenza delle risposte che vengono date.
Oggi, nella nostra realtà, non è più così difficile per un malato di Alzheimer essere accolto in una struttura residenziale in quanto le situazioni più gravi -quali quelle dovute alla demenza- hanno priorità. Esiste una rete di servizi che vanno dall'assistenza domiciliare, ai centri diurni specifici e non, ai servizi residenziali, tra i quali quelli specifici (nuclei Alzheimer) per malati con disturbi comportamentali.
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